lunedì 15 giugno 1998

Papa Leone IX a Limosano? Così vuole una recente scoperta d'archivio

L'intero primo millennio ed alcuni secoli del secondo vedono nel territorio del medio Biferno la presenza ininterrotta di una 'grossa' emergenza insediamentale, tanto interessante quanto poco conosciuta, che esercita la propria preminenza sull'intera area di riferimento lungo un percorso storico-etimologico che, partendo dalla sannita Ti-phernum e passando per la romana Fagifulae, si conclude a, o in, Musane, l'odierna Limosano.
Della scomparsa diocesi di quel centro abitato, che da 'ti-phernate' nel corso dei secoli diventa 'Musanense di S. Maria', racconteremo con altro scritto le vicissitudini e la lunga vita.
Ora, per una migliore comprensione di alcuni accadimenti storici, molisani e non solo, si rende necessario riferire dell'insediamento abitativo di 'li=Musani' (Limosano), strategicamente (per il controllo sia della risorsa idrica rappresentata dal fiume che delle vie di traffico) assai importante e che i manoscritti della Collectoria t. 61 dell'Archivio Vaticano dicono, come riferimento temporale siamo ai secoli XII-XIV, essere "terra così grande per ricchezze e nobiltà che nell'intera provincia beneventana nessun'altra città, eccettuata Bojano, poteva reggere il confronto". Era quella di Limosano, che contava allora sino a cinquemila abitanti, "terra da reputarsi insigne in quanto ha molti letterati, specialmente cultori di logica, dottori, medici, grammatici, avvocati, notai ed artisti".
Proprio ai margini del territorio riferibile ad una tale realtà insediativa, "in loco Sale iuxta Bifernum fluvium (in località Sale nei pressi del fiume Biferno)", Papa Leone IX, "contra Apulie fines pergens (dirigendosi verso i confini della Puglia)" dove, a Civitate, il 17 seguente doveva scontrarsi con l'esercito normanno di Roberto il Giuscardo, si accampava il 10 giugno del 1053 per tenervi un placito, nel quale il Pontefice concesse all'Abate Liutfrido di S. Vincenzo al Volturno un privilegio sul Monastero di S. Maria in Castagneto, situato "prope terram Casalium Cipriano" e che nelle 'decime' del 1309 pagava ancora la ragguardevole somma di "TAR XVIII".
Ma perché, e dove, il locus Sale, dagli storici ritenuto 'sconosciuto' o posizionato altrove, deve essere collocato in agro di Limosano? Perché i confini del corpo feudale della Sala, esteso per "tomuli mille, e cinquecento incirca", e coincidente con quel locus Sale, vengono descritti in un "istrumento stipulato à otto di luglio mille cinquecento novantasei" nel modo seguente:
"Li Territorij detta la Sala è terminata dell'infra(de)tto modo: Incomincia alla strada publica dello Fiume nominato Biferno, quale strada se nomina lo passo della Covatta, e se ne vene sempre per la strada publica suso in sino alla strada che se piglia per andare alla Fonte della Valla, seguitando per lo Frattale traverso, che esce sotto detta Fonte, e se ne vene sempre strada in sino à Fonte Faucione alla Confina, che è fra S. Angiolo, e Limosano, e del resto confina da ogni banda con lo Casale di Castelluccio e Territorij di Fossacieca (Fossalto)".
Se del Casale di Castelluccio (o, anche, di Castelluccio di Limosano) riferiremo in altro scritto, non possiamo ora non dire che nel territorio ad esso riferibile situavano ben tre grossi insediamenti monasteriali (S. Maria, S. Benedetto e S. Pietro) dell'Ordine benedettino, tutti dipendenti da Montecassino.
Testimonianza lasciata a ricordo dell'evento era la "Cappella (casalenum ecclesie) di San Leone, posta nella contrada che il popolo chiama 'La piana Santo Leo' vicino al fiume Biferno (iuxta flumen Bifernj) ed i confini della Terra di Limosano e del feudo del Casale di Castelluccio", esistente ancora durante il XVI secolo. Per curiosità va detto che 'La piana (di) Santo Leo(ne)', in origne chiaramente indicativa del fatto, nella 'parlata' limosanese si trasformava in 'la chiana Santa Lena', per diventare sulle carte geografiche la 'Piana (di) S. Elena'. Ciò, con buona pace della Storia.

da "Vita Diocesana", quindicinale della diocesi di Campobasso, Anno I, n. 9 del 15 giugno 1998.

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